Paolo Viterbini nasce il 31marzo 1946 a Castel Gandolfo (RM), già da bambino dimostra una spiccata attitudine al disegno ed all'uso del colore.
Il padre Giuseppe, da sempre interessato al mondo della fotografia, lo conduce spesso con se insegnandogli l'arte di fare foto, e guidandolo nelle mostre dei maestri degli anni '50 e '60.
La pittura però rimane per lui d'interesse primario. L'evento che lo coinvolse di più è stato quello di una visita al Palazzo delle Esposizioni di Roma dove si è trovato fisicamente, quasi a respirare ancora il profumo dei colori, al cospetto del lavoro degli artisti rappresentativi degli anni '50 e '60. Le forti emozioni provate quel pomeriggio gli hanno fatto scoprire quell’interesse alla pittura che non lo abbandonerà più.
Nel 1960 a soli quattordici anni, ha partecipato ad una mostra di carattere locale presso la ex sala Folchi di Castel Gandolfo dove riceve il riconoscimento del secondo premio.
Sono del 1961 i primi lavori ad olio dai quali emerge un certo carattere di giovane e inesperto ammiratore degli impressionisti, e sempre in quegli anni di prime esperienze espone con discreto successo il suo lavoro presso un rivenditore di quadri e cornici di Albano Laziale (RM).
La scelta degli studi di livello secondario lo portano a diplomarsi ragioniere ed a frequentare la facoltà di Economia e Commercio presso la Sapienza di Roma.
Prosegue sempre la sua silenziosa ricerca nel campo figurativo della pittura, integrandone la conoscenza con frequenti visite di musei e gallerie. Partecipa a collettive di artisti emergenti senza prendere mai in considerazione la "carriera" ma godendo appieno del dipingere e del raccontare le sue emozioni, spesso tristi e malinconiche come sovente accade in giovane età.
Si modifica e si amplia la sua ottica quando nel 1971, grazie al suo lavoro presso una compagnia aerea, ha la possibilità di accrescere il suo bagaglio culturale con la assidua frequentazione di gallerie di livello internazionale e dei musei più rappresentativi dell'arte classica e contemporanea come il Metrpolitan, il MOMA, il Guggenheim di New York, l’Art Institut di Chicago, l'Oriental Art Museum di Tokio, la Tate e la National Gallery di Londra, l'Orangerie di Parigi e non da ultimo i vari laboratori di artisti africani a Nairobi, Lagos o Dakar che gli fanno acquisire una visuale piuttosto variegata delle varie espressioni.
Intorno alla metà degli anni settanta frequenta l'Accademia Libera del Nudo seguendo i corsi di Giulio Turcato di cui apprezza la grande capacità di astrazione, ma è coinvolto emotivamente dalla scrittura di Marc Tobey, dalle grandi e calme opere di Mark Rothko, dall'energia di Jackson Pollok, comincia a guardare intorno a se con occhi diversi e perché no, sbalorditi.
Cresce il suo interesse verso gli artisti contemporanei, e vuole la sorte, intorno alla fine degli anni settanta incontra Eduardo Palombo, pittore attivo a Roma dagli anni sessanta. Studia con lui i caratteri della pittura contemporanea partendo dalla lezione di Cezanne per arrivare in seguito attraverso l'osservazione dei futuristi, alle copiosa serie di dipinti sulle astrazioni dei percorsi e delle luminescenze dei segnali urbani di oggi. Nello studio di Palumbo convergono artisti di chiara fama, Paolo Viterbini si trova a conoscere Gastone Biggi con cui si espone a Genzano (RM), nelle sale municipali dell’infiorata, in una rassegna intitolata "La Luce dei Castelli".
Anche l'incontro con Walter Valentini, incisore, pittore e scultore gli da la possibilità di arricchire il suo bagaglio culturale e di dividere con lui e con Eduardo Palumbo una mostra ad Ascoli Piceno presso la galleria l'Idioma, e un'altra in coppia a Milano presso il circolo culturale Bertolt Brecht.
Ancora incontri e scambi importanti dopo la sua iscrizione all'Art Club tra cui quelli interessantissimi con Piero Dorazio.
Nel 1993 la copertina del libro "L’arte di persuadere se stessi" edizioni Rusconi, viene illustrata con un suo dipinto.
Nel 1998 ha realizzato quattro grandi dipinti per la Chiesa di S. Francesco di Assisi ad Acilia, quartiere di Roma, raffiguranti quattro episodi della vita del Santo riportando l'ottica pittorica alla reale rappresentazione del racconto.
Coinvolto da sempre nella continua osservazione delle dinamicità metropolitane, e nella ricerca nel vasto campo dell'astrazione percorre ancora il lungo viaggio attraverso i perenni mutamenti dei messaggi e delle energie metropolitane.
È presente ormai in molte rassegne in Italia e all'estero e i suoi lavori fanno parte di collezioni pubbliche e private.
Hanno scritto di lui
V. Esposito, G. Biggi, V. Apuleo, G. De Simone, C. Grassi, M. Apa, B. Vinciguerra, G .Cerri, L. Tallarico, S. Nicodemi, S. Severi, G. Simongini, M. De Candia, G. Ferroni, R. M. Siena, C.F. Carli, C. Belloni, F. Petrucci, G. Prosperi, L. Turco Liveri, E. Di Raddo, S. Grasso, B. Cacciola, F. Campegiani, F. Gianna.
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